UTAZÁS – VIAGGIO

FAINI Giovanni
GYALAI  Bèla
PRIVILEGGI  Michele
RÁDÓCZY  GYARMATHY  Gábor

 

Periodo: Dal 13 al 30 ottobre 2012 – Ingresso Libero
Galleria: Centro Arte LuPier – Via Matteotti 127 (ex Bernardelli) 25063 Gardone Valtrompia

 

L’Associazione Centro Arte Lupier riprende…il suo viaggio culturale che da ben sedici anni ha intrapreso partendo dalla Valtrompia verso continenti di tutto il mondo.

E’ il viaggio di artisti con artisti, di culture con culture, di fruitori d’arte a confronto; è l’esperienza coraggiosa ed intrepida di un gruppo di appassionati d’arte intraprendenti e, forse un po’ idealisti, che hanno deciso di mettere a disposizione di tutti la loro passione artistica proponendo interpreti internazionali dell’arte della seconda metà del novecento fino ai giorni nostri. 

La collettiva UTAZÁS – VIAGGIO esposta nelle sale dell’Associazione in via Matteotti 127 a Gardone V.T. è stata pensata dal Presidente Pierluigi Cattaneo proprio nell’ottica di una continuità di proposta progettuale culturale contenuta nello ‘scopo’ dell’Associazione stessa.

UTAZÁS, afferma Cattaneo, è il termine ‘viaggio’ in lingua ungherese. L’Ungheria è stata la prima Nazione europea con cui il Centro Arte Lupier si è gemellato e con cui condivide da oltre un decennio scambi culturali significativi.

Viaggio è il ‘volo’ di ogni artista davanti alla tela che lo trasferisce in quell’infinito leopardiano dove è dolce naufragare…, viaggio è ‘guardarsi dentro’ per comunicare, viaggio è fotografare il tempo della vita per sempre e… interpretare, leggere, essere.

 

Di seguito una breve traccia di lettura delle opere presentate dai quattro artisti in collettiva:

Faini – “La pittura come bisogno,  sfogo espressivo e passionale. La commistione dei  colori che diventano  cibo, peccato di gola, gesto bulimico. L’emozione che la traccia sulla tela deve suscitare, la sensazione soggettiva che fa emergere, il viaggio nel quale precipitare. L’arte è mia.  E’ di tutti.”

Gyalai – “Amo la mia gente, vivo con loro e con il mio paese ma anche con Voi amici italiani, viaggio con i miei ‘fratelli’ dentro i vari momenti della vita, cercando di imprimere sulla carta, sulla tela e sui miei supporti lignei le vibrazioni e sensazioni che percuotono i miei sensi  durante  questo bellissimo e immenso  viaggio dentro l’umanità”. 

Privileggi – “Il viaggio interiore nel passato si snoda sul filo di una passione… La sfera provoca la messa in gioco di se stessi, priva di punti di riferimento potremmo girarla migliaia di volte e restare nella convinzione di percorrere sempre una nuova strada su una superficie infinita… l’uomo non si accorge di niente, continua il suo viaggio  come se niente fosse…E se torna al punto di partenza? Niente, si accorgerà che la superficie della sfera è finita, tutto qua… L’essenziale è invisibile agli occhi, la voce della coscienza scorta l’uomo in territori inimmaginabili, dentro e oltre la vita, consegnando alla fine della missione, il segreto… L’inafferrabile s’intreccia alla concretezza, l’inaudito alla quotidianità della ricerca, in un linguaggio astrale. Al lettore, il privilegio di smontare l’incantesimo della scrittura e appropriarsi della verità ardente e gioiosa. Al di là delle parole e dei simboli…”

Radoczy Gyarmathy – identifica il suo fare artistico con la fedeltà a se stesso senza seguire alcun movimento, senza conformarsi ad alcun ‘sistema’ di ragionamento o di proposta esperienziale/ educativa.

Radoczy afferma “Io cambierò la visione tradizionale dei soggetti, oggetti e gesti nazionali ed europei in simboli, un tipo di sistema di pittura, rendendoli comprensibili allo spettatore. Non mi interessa la parte pratica del mondo,  ma il surplus con il quale posso creare il mio proprio mondo”.  E aggiunge, quasi a giustificare questo suo ‘viaggio pindarico’ : “Non voglio cambiare il mondo secondo la mia logica, io cerco solo di capirlo. Osservo il mondo e rappresento i pensieri e le emozioni della gente, come l’amore, la conoscenza, la fede, la gioia, il dolore, etc. La freddezza della pura intelligenza e l’astratta praticità solitamente non contengono quel qualcosa in più che fa parte della vita.”.